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Memento
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Memento è una pièce di danza che si fonda sul non-evento. Come nel capolavoro Beckettiano, Aspettando Godot, la tensione è creata dal susseguirsi di speranze che non trovano uno sfogo concreto.
Così allo stesso modo, nella vita, ogni momento è attesa di qualcosa di definitivo che poi, quando pensiamo di averlo ottenuto, scopriamo sempre essere frammentato e soggettivo.
All’interno della coreografia i performer vivono quest’attesa e, nella ricerca di una risposta definitiva, divina e non, alla loro condizione esistenziale, cercano conforto l’uno dall’altro, si sfidano, oppure, come un coro, tendono tutti verso lo stesso punto.
Alla fine, la meta stessa del loro viaggio si concretizzerà nel ricordo (memento significa, per l’appunto, “ricordati”) di questi rapporti e delle sensazioni che hanno sentito, rendendo la stessa un momento rituale, un atto sacro, e quindi eterno.
Note di Regia
La successione di tensione e calma apparente coinvolge ogni aspetto della messa in scena. Le luci si appoggiano sui performer come macchie che improvvisamente appaiono e, altrettanto improvvisamente, svaniscono, trasmettendo l’ansia e l’agonia che sentono i protagonisti della pièce.
L’atmosfera di inquietudine tende a essere amplificata da un eterno ritorno all’immobilità coreografica, immobilità che però viene costantemente messa in discussione, oltre che dalla progressione di luce e oscurità, anche dalla dinamica scenografica che, rievocando quei luoghi che sembrano sospesi tra il terreno e l’ultraterreno come il complesso monolitico di Stonehenge, aumenta il senso di incertezza e di disequilibrio interiore.
Anche la partitura musicale contribuisce a creare questo effetto di sospensione e ripartenza costante. Se da un lato, attraverso momenti di leggerezza e ironia, l’angoscia sembra venire nascosta con successo, dall’altro lato la musica di Arvo Pärt rafforza l’emotività, negando sia ai danzatori che agli spettatori di restare indifferenti alle sensazioni che traspaiono dall’opera.
Ai performer viene chiesto di rinunciare alle caratteristiche intrinseche legate al loro genere, o agli stereotipi su di esso. Lo sguardo diventa fisso, le espressioni facciali limitate, però gli si dà anche la possibilità di esprimere, in maniera fluida, in base alla sensibilità scenica, l’emotività percepita in quel determinato momento.
Incontro con il pubblico
La compagnia incontra il pubblico dei Teatri di Siena sabato 28 gennaio alle ore 17.30, presso la caffetteria del foyer del Teatro dei Rinnovati. Sarà l’occasione per discutere delle tematiche sollevate dalla coreografia insieme ai diretti protagonisti.
Per prenotarsi, basta scrivere a: comunicazione@teatridisiena.it
Crediti
Coreografia Nyko Piscopo
Musica Arvo Pärt
Costume Designer Rosario Martone
Costumi Chi è di Scena – Ballet Store
Dramaturg Ciro Ciancio
Scenografia Paola Castrignanò
Light Designer Camilla Piccioni
Responsabile tecnico Giuseppe Ferrigno
Danzatori Nicolas Grimaldi Capitello, Eleonora Greco, Leopoldo Guadagno, Francesco Russo
Management Vittorio Stasi
Video Andrea De Simone
Foto Sabrina Cirillo
Produzione Cornelia
Supporto Caleidoscopio, Teatro Eduardo de Filippo
In collaborazione con AMAT MARCHE | Compagnia Zappalà Danza – SCENARIO PUBBLICO