Paesi e figure della campagna toscana.
L’importanza della veglia, del racconto, dell’affabulazione, di questa tradizione perduta nel tempo, ma che ci appartiene intimamente
100 anni fa ci lasciava Renato Fucini, poeta, scrittore, toscano fin nel midollo, attento osservatore delle tradizioni della Toscana, il quale ne Le Veglie di Neri ci regala 18 racconti di come fosse la vita a fine ‘800 nelle campagne toscane, ci svela una Toscana contadina, rurale, povera, popolana, attraverso pennellate di poesia, naturalmente nel dialetto toscano, vergate da una mano che ha vissuto quel duro periodo.
Quadri viventi scritti con un cuore poetico e romantico, con la nostalgia di una vita fatta di ristrettezze, di povertà, ma anche di semplicità e dignità. Ecco che prendono forma figure tracciate con pochi ma sapienti tratti, intrise di dignità: a volte miserabili, ma di grande spirito. Renato Fucini ci fa conoscere un’altra Toscana: forse la più autentica.
La Compagnia AVATAR evoca in quadri viventi quattro fra questi emozionanti racconti: Il matto delle giuncaie, Vanno in Maremma, Tornan di Maremma e Dolci ricordi. Lo fa adottando un excamotage scenico, ossia prediligendo una messinscena quasi favolistica. Una grande cornice sul palco a comprendere il grande quadro animato tridimensionale col suo fondale dipinto. Al suo interno figure che si muovono come marionette in carne ed ossa, comprese all’interno di un palco che diventa tavolozza in movimento.
L’importanza della veglia, di questa tradizione perduta nel tempo, ma che ci appartiene intimamente: basti ricordare i racconti al canto del fuoco dei nostri nonni. La Toscana nei suoi gesti più intimi, nella sua dolorosa bellezza, nei sentimenti più profondi. Per riavvicinarci ai veri valori e per farli riscoprire ai più giovani, anche nell’ambito della valorizzazione del Patrimonio Culturale Immateriale curato dall’UNESCO.
Un omaggio da professionisti toscani alla nostra terra e a uno fra gli autori che l’hanno saputa meglio rappresentare.