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I DUE PAPI
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Un incontro scontro, inedito e spiazzante, tra Benedetto XVI e l’allora cardinale Jorge Bergoglio, nel periodo in cui Joseph Ratzinger stava maturando la sorprendente decisione di rinunciare alla carica di Vescovo di Roma, con l’intenzione di indicare proprio il più “ecumenico” Bergoglio come suo successore, con il nome di Francesco. Il testo si sofferma sulle “vite parallele” di due uomini straordinari, che finiscono per condividere lo stesso destino. Le loro posizioni sulle urgenti questioni etiche e morali che affliggono la Chiesa del XXI secolo – dall’uso dei contraccettivi al drastico calo delle nascite, dal celibato dei preti al rapporto tra fede e omosessualità, fino a non troppo velati riferimenti agli scandali della Banca Vaticana e degli abusi sessuali di sacerdoti a danni di minori – sono (e rimangono) spesso divergenti: ma la diffidenza iniziale evolve in una profonda e fraterna amicizia, che durante i saluti finali riduce le distanze tra i due protagonisti (Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo) a un amichevole scambio di bandiere nazionali, quasi come se il terreno di scontro fosse una finale calcistica tra Italia e Argentina.
Note di Regia
Quando ho visto per la prima volta la pellicola di Netflix sono rimasto stupito dall’efficacia e della cifra teatrale della scrittura di Anthony McCarten. Scoprire, da lì a poco, che il film era tratto da un testo teatrale dello stesso autore (sovrapponibile quasi del tutto alla sceneggiatura cinematografica), è stata una piacevole riconferma della prima impressione. La successiva lettura del testo della commedia mi stupiva nuovamente, perché la forza dell’incontro/scontro fra i due protagonisti – sullo sfondo di una vicenda storica che resterà probabilmente un unicum dei tempi contemporanei – all’interno della dimensione teatrale acquista, a mio avviso, una forza, un’urgenza e una capacità di penetrazione ancor più grande che al cinema. Perché il cuore di questo incontro e del dialogo fra Ratzinger e Bergoglio – che sia veramente avvenuto o meno non importa – ci riguarda tutti, in quanto uomini, trascendendo dalla dimensione religiosa o spirituale, e oltre il pruriginoso interesse che sempre suscitano le questioni vaticane. Perché I due Papi parla, anzitutto, di due uomini e, allo stesso tempo, parla di tutti gli uomini. Parla del potere, di come a volte sia difficile se non impossibile per un solo uomo il fardello delle responsabilità, e ci pone l’interrogativo di quanto, veramente, sia giusto o meno perseverare o se non valga la pena, a volte, scendere dalla propria croce. Parla del rapporto tra l’uomo e Dio, dell’etica, delle aporie e degli interrogativi di ogni giorno della contemporaneità che corre, lasciandoci il dubbio se sia giusto sposare i tempi o ammettere l’esistenza di un che di immutabile ed eterno.
Parla dell’essere umano, di quanto possiamo essere grandi e piccoli al tempo stesso, di come il dubbio e la difficoltà del vivere siano uguali a ogni latitudine e in qualsiasi posizione sociale. Credo che in questa universalità risieda il successo e l’apprezzamento trasversale, indipendentemente dal proprio credo, della pellicola di Netflix e, pertanto, il buono di riportare l’operazione al suo luogo di nascita: il teatro. Uno spettacolo, quindi, che vuole poggiarsi su un testo eccezionale e di grande forza, che sa scandagliare l’animo umano restando sapientemente nel campo della commedia. Un’operazione al servizio di due grandi interpreti italiani, provenienti da percorsi diversi, eppure perfettamente adatti a una sfida del genere; un tentativo di regia contemporanea – diretta, di lavoro sugli attori, iconica ma senza sofismi – di gusto internazionale e con un occhio al pubblico, grazie anche alla traduzione del testo di Edoardo Erba e di un impianto scenico di grande impatto realizzato da Alessandro Chiti. Per fare di questo I due papi uno spettacolo vivo, che sappia parlare a tutti e trasportarci in una dimensione altalenante e varia – in quanto a viaggio, dialettica e sensazioni – fra i massimi sistemi del cielo e la concretezza quotidiana della terra.
Giancarlo Nicoletti
Incontro con il pubblico
Seguiranno maggiori informazioni
Crediti
Mariano Rigillo, Giorgio Colangeli
I DUE PAPI
di Anthony McCarten
Regia di Giancarlo Nicoletti
Traduzione Edoardo Erba
con la partecipazione di Anna Teresa Rossini
e con Ira Fronten e Alessandro Giova
Scene di Alessandro Chiti
Costumi di Vincenzo Napolitano, Alessandra Menè
Disegno luci e fonico: David Barittoni
Associazione Altra Scena