Luogo
Data
Biglietti
Gianni Schicchi
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Biglietti
Note di Regia
Questa regia del Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, che io ambiento in un Inferno raffigurato come un grande Ospedale, dove si è dolorosamente curati per non guarire mai…, parte dalla considerazione, largamente condivisa (sic!) che nell’Inferno, a differenza delle successive Cantiche, la “musica” sia assente. Doverosa a questo punto, però, una premessa onde evitare che si consideri la mia scelta di ambientazione una bizzarria registica (una tra le tante)…Nella sua Commedia, Dante incontra il Cavaliere Gianni Schicchi de’ Cavalcanti proprio all’Inferno: nella bolgia dei falsari, dove lo Schicchi è condannato per la “falsificazione di persona” cioè per aver imbrogliato gli altri prendendo il posto di un altro. E’ noto che questo Schicchi, famoso pare in Firenze per le imitazioni delle persone (non c’è nulla di più teatrale…), quando morì il ricchissimo vedovo e senza figli Buoso Donati (senza aver redatto testamento…), su richiesta dell’amico Simone Donati, nipote di Buoso, si intrufolò nel letto del defunto poco dopo la sua scomparsa e chiamato un notaio dettò testamento a favore di Simone, che venne puntualmente ratificato. A partire da questa storia, ricca di spunti grotteschi e fortemente teatrali, Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano, compose l’opera comica Gianni Schicchi, rappresentata nel 1918 in prima assoluta al Metropolitan di New York. Ritornando alla opinione, che l’Inferno dantesco sia quasi totalmente privo di “musica”, se consideriamo il termine “musica” nel significato che gli viene attribuito comunemente, il giudizio è certamente corretto. Musica in senso proprio appare nell’Inferno una volta sola, quando nel Canto XXXI 12- 13 il gigante Nembrot fa risuonare cupamente il suo corno… Eppure i suoni hanno nella Cantica hanno un ruolo essenziale. Le sensazioni che Dante avverte appena varca la porta dell’Inferno, infatti, sono prevalentemente acustiche.
Canto III 23- 24
«Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai.»
La cifra dell’Inferno, dunque, è il caos originato dalla distruzione dei rapporti di armonia che regolano l’universo e che sono sinonimo di bene e di bellezza e ne consegue che, poiché la musica è essenzialmente manifestazione di ordine, nell’universo del caos essa non può esistere. Ma se consideriamo la funzione strutturale della musica nella Commedia: una sorta una road map seguendo la quale giungeremo dalla caotica non-musica dell’Inferno, attraverso la musica instrumentalis delle monodie e dei cori unisoni del Purgatorio, fino alla musica mundana, alla perfezione delle sublimi armonie polifoniche del Paradiso, è corretta l’opinione comune per cui l’Inferno è privo di musica? Forse non è così: la non-musica infernale non è il silenzio e l’assenza della musica, ma la sua perversione, la sua contraffazione grottesca, la sua maligna caricatura: è la musica diaboli, la musica del diavolo. Satana simia Dei, “Satana è la scimmia di Dio”, cioè la sua scimmiottatura, la sua imitazione deforme: così nell’Inferno non regna il silenzio, ma la musica diaboli, miserabile parodia della celestiale musica delle sfere. Provenendo forse, come suggestione personale, dal Messieur Woland de Il Maestro e Margherita di Bulgakov (uno dei suoi tanti riusciti travestimenti terrestri), il Satana, che rappresento nella graphic novel posta a premessa dell’Opera di Puccini come il Direttore Sanitario del grande ospedale che è l’Inferno, si rende conto di questo; è stanco della musica diaboli, ha rimpianto dell’armonia e della bellezza della “Musica” che aveva ascoltato quando era un angelo, il più bello e caro a Dio, prima del tradimento e della caduta. E allora zelanti assistenti, per alleviare quella malinconia, quel rimpianto, propongono al Re dell’Inferno, l’esecuzione dello Schicchi pucciniano, visto che il protagonista, i suoi avidi parenti e il compositore stesso (non me ne vorrà Puccini se l’ho scherzosamente inserito, vista la sua straordinaria e comprovata carriera di tombeur de femmes, nel girone dei lussuriosi…)sono presenti come “pazienti” nel grande luogo di dolore che è l’Inferno/Ospedale. La memoria non può non andare a quelle orchestrine di deportati che nell’Inferno reale dei Lager allietavano i loro carnefici con la “Musica”. Ma non intristiamoci con questi ricordi, la Vita è bella…Buono spettacolo!
Crediti
cast Claudio Mugnaini, Matteo Tavini, Costanza Renai, Francesca Lazzeroni, Dielli Hoxha, Cristina Rosa, Keren Or Davidovitch, Claudio Giovani, Omar Cepparolli, Lorenzo Martinuzzi, Simone Balducci, Michele Mignone, Sara Bogi
Maestri sostituti al pianoforte: Antonella Bellettini, Guglielmo Pianigiani, Claudia Gori.
UNCONVENTIONAL ORCHESTRA
direttore CONCETTA ANASTASI
regia SERGIO BASILE
regista collaboratore YURI NAPOLI
disegno luci PIETRO SPERDUTI
coordinamento tecnico SAMUELE BATISTONI
tavole illustrate e video SPARTACO RIPA