La messa in scena dell’Edipo Re, la “tragedia perfetta”, come la definì Aristotele, viene portata sul palco dei Rinnovati dall’Università per gli Stranieri di Siena grazie ad un progetto di laboratorio teatrale a cura del prof. Fabio Sonzogni.
L’ingresso è gratuito.
IL NAUFRAGIO: L’EDIPO RE
Nell’Edipo Re, l’uomo, che la cultura del tempo aveva esaltato e innalzato, scopre la precarietà della propria natura. Edipo è il primo fra gli uomini, il Re sublime. Colui che grazie alla sua intelligenza ha sconfitto la Sfinge ma che presto sprofonderà nell’abisso, divenendo l’essere reietto, il miasma, il pharmakòs. Il corpo sociale lo espellerà sconfiggendo il proprio male, purificandosi dalla peste.
Ritualizzare il mito di Edipo, metterlo in scena, significa percorrere una strada segnata da stazioni ad ognuna delle quali la coscienza dell’uomo si arricchisce di elementi che ne modificano la natura, minandone le fondamenta. Conoscere sé stesso significa precipitare dentro lo specchio, superare il limite, abitare un mondo “altro”, parallelo, fragile, dove la vista non serve più. Dove serve lo sguardo, quello che ti permette di vedere dentro le cose, di oltrepassare l’apparenza, quello che ti fa scoprire la soluzione all’enigma.
Il naufragio di Edipo è la perdita del sé, è la metamorfosi continua e inarrestabile della propria identità, è un tragitto alla fine del quale niente sarà più come prima.
Leggere e ascoltare l’Edipo Re è come trovarsi su una lastra di cristallo sotto la quale s’intravedono fughe negli abissi dell’io e più oltre.
I PERCHÉ DI UN LABORATORIO TEATRALE
Ho accompagnato gli studenti a vivere il passaggio, piuttosto misterioso, dalla Parola scritta alla Parola agita.
Il lavoro laboratoriale in aula aveva l’obiettivo di far vivere agli allievi l’esperienza del “Verbum caro factum est”. La parola si trasforma in carne, in corpo. Hanno vissuto l’esperienza della parola come “azione” capace di trasformare le cose del mondo, l’altro e sé stessi. E questo è accaduto in presenza dell’altro, che è un altro corpo, un’altra voce, un’altra persona.
Per fare questo ho utilizzato la tragedia Greca unica fonte indubitabile, da cui partire e su cui poggiare la nostra esperienza. Abbiamo individuato i conflitti sottesi, la trama attorno cui si costruisce l’intera vicenda narrata nel testo. E questo è avvenuto con la “messa in scena” della Parola. Ho fornito agli allievi gli elementi base per l’uso corretto di voce e corpo, con cui hanno trovato nuove sfumature di senso.