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ALDO MORTO
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Partendo dalla vicenda del tragico sequestro e uccisione di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, il drammaturgo/regista/attore si confronta con l’impatto che questo evento ha prodotto nell’immaginario collettivo. E lo fa a partire dal corpo di Moro, come già aveva fatto in passato con i “cadaveri eccellenti” di Mussolini (“Dux in scatola” ) o Garibaldi e Mazzini (“Risorgimento pop”). Assieme a pochi oggetti – come un’automobilina telecomandata, una Renault 4 rossa, versione in miniatura di quella in cui fu lasciato il cadavere di Aldo Moro – Timpano affronta in scena, senza alcun pietismo, gli spinosi e delicati argomenti legati agli anni di piombo che l’hanno visto bambino, quindi troppo piccolo per capire o averne memoria personale.
Quella di Timpano dunque è una memoria esterna, ricostruita da prospettive diverse – dai resoconti troppo approssimativi di telecronisti e commentatori, alle esternazioni dei brigatisti, ai truci slogan del Movimento di allora – per tracciare il ritratto di un Paese sospeso tra furori ideologici e compromessi meschini, tra cinismo e retorica (che Timpano irride con ferocia). Il complesso apparato drammaturgico miscela dati oggettivi (spesso messi in discussione), ricordi personali (che hanno lo sguardo di una generazione che stava nascendo proprio allora) e le voci dei personaggi portati in scena da Timpano (un reporter, un ipotetico figlio di Moro e due terroristi, Renato Curcio e Adriana Faranda).
Ma “Aldo morto” non rappresenta un teatro civile o politico, di denuncia, impigliato in pastoie ideologiche; e non ha nemmeno un’aura commemorativa, non subisce condizionamenti storici, non racconta la vita dello statista assassinato dalle Brigate Rosse. Timpano si confronta con questo evento della storia italiana recente per frugare nelle zone buie della nostra coscienza collettiva e svelarle, portare alla luce nodi irrisolti, retroterra di pulsioni che fanno parte del sentire comune, valori opposti considerati irriducibili, grovigli di pensieri e sentimenti altrimenti destinati a rimanere oscuri. La sua è una riflessione tragica in forma grottesca e molto diretta, scomoda più dei temi che affronta.
Vincitore del premio Rete Critica 2012
Candidato al Premio Ubu come “Migliore novità italiana”
Vincitore del premio Nico Garrone 2013 per il progetto “ALDO MORTO 54”
Crediti
drammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpano
collaborazione artistica Elvira Frosini
aiuto regia, aiuto drammaturgia Alessandra Di Lernia
oggetti di scena Francesco Givone
disegno luci Dario Aggioli e Marco Fumarola
editing audio Marzio Venuti Mazzi
Produzione Gli Scarti – Kataklisma
In collaborazione con Cité internationales des Arts – Résidence d’artistes